cpv significato penale

Ambito di utilizzo dell’abbreviazione cpv

Negli articoli di dottrina (specialmente penale) e nelle sentenze si usa spesso il termine ‘cpv’.

I non esperti (forse perfino qualcuno tra gli studenti del primo anno della facoltà di giurisprudenza) potrebbero però chiedersi quale sia il significato di questa parola molto utilizzata dai giuristi.

In realtà cpv non significa ‘codice penale vigente’ come qualcuno ha anche ipotizzato.

E’ vero, infatti, che spesso il termine viene spesso abbinato agli articoli del codice penale: tuttavia non ha quel significato.

Cosa significa cpv nel codice penale?

Il termine cpv sta per capoverso. Si, sta ad indicare la parola ‘capoverso’.

Si tratta allora di un vocabolo privo di qualsiasi significato giuridico?

L’abbreviazione cpv e le norme

Assolutamente no. Infatti il vocabolo cpv viene richiamato nella circolare n. 10888 del 20 aprile 2001 della Presidenza del Consiglio dei Ministri rubricata ‘Regole e raccomandazioni per la formulazione tecnica dei testi legislativi.”

E andrebbe utilizzato solo quando c’è stata una modifica testuale (‘novella’) dell’articolo

Infatti l’allegato alla circolare richiamata così recita:

‘7. Partizioni interne degli articoli.

[…]

e)  Ogni  comma  può suddividersi  in  periodi,  cioè  in  frasi sintatticamente complete che terminano con il punto, senza  andare  a capo. Si va a capo soltanto alla fine del comma. Le uniche  eccezioni ammissibili sono: la suddivisione del comma in  lettere  anzichè  in periodi; il comma che reca una «novella». Nei  riferimenti  normativi l’espressione «periodo» è impiegata esclusivamente con riferimento a frasi che  terminano  con  il  punto.  L’espressione  «capoverso»  è utilizzata esclusivamente in presenza di  «novelle»,  secondo  quanto previsto al numero 9, lettera f).’

Quindi cpv è un’abbreviazione di ‘capoverso’ come indicato nella circolare.

Per completezza si riporta anche il resto del testo:

‘9. a) Le norme recanti «novelle» si compongono di due parti: la  parte introduttiva (denominata  «alinea»)  e  la  parte  consistente  nella «novella» in senso  stretto.  Questa  puo’  comprendere  uno  o  piu’ capoversi, come previsto alla lettera f).

[….]

f)  I  riferimenti  a  norme  recanti  «novelle»  sono   effettuati denominando «capoverso» la «novella» in senso stretto, quando  questa sostituisce o introduce un intero comma nel testo previgente;  se  la parte novellistica comprende una pluralità di commi  da  inserire  o sostituire nel testo previgente, essi assumono  la  denominazione  di «primo capoverso», «secondo  capoverso»,  «terzo  capoverso»,  e  via dicendo, nel caso di commi non numerati. Qualora i  commi  introdotti dalla  «novella»  siano  numerati,  essi  assumono  la  denominazione caratterizzata  dal  rispettivo  numero   cardinale   (capoverso   1, capoverso 2, eccetera). ’

Esempio di utilizzo dell’abbreviazione: l’art. 81 c.p.

Ad esempio quando ci si riferisce all’art. 81 cpv codice penale (da leggere ‘articolo 81 capoverso’) lo si fa perché l’originaria disposizione è stata novellata.

Però attenzione, in questo caso anziché scrivere ‘primo cpv’ (cioè ‘primo capoverso’ come indicato nella circolare) i giudici e gli autori di dottrina scrivono solo l’articolo seguito dall’abbreviazione ‘cpv’: si fa però sempre riferimento al primo capoverso dell’art. 81 c.p.. (che coincide in questo caso con il secondo comma dell’articolo).

Infatti la circolare riguarda la redazione degli atti legislativi e le loro interconnessioni e non l’attività degli operatori giuridici e ricercatori giuridici.